Il Servizio Educativo Territoriale di Stranaidea raccontato dai ragazzi.
SET è il Servizio di Educativa Territoriale dell’Impresa Sociale Stranaidea che opera per il Comune di Torino e in particolare per il Servizio Sociale della circoscrizione 4 che comprende i territori di Parella, San Donato, Campidoglio.
Cosa significa Servizio di Educativa Territoriale? Significa che su mandato del Comune, gli educatori prendono in carico minori del territorio di riferimento e, in condivisione con il Servizio Sociale e il nucleo del minore, si definisce un progetto di educativa ad hoc. È importante sottolineare che l’educatore lavora con tutto il nucleo, i genitori sono quindi parte integrante e attiva del progetto, esattamente come il minore.
Come si fa tutto questo? Dipende, non c’è una risposta giusta. Ci saranno pomeriggi in cui educatore e minore si vedranno da soli, altri in cui si faranno delle attività con la famiglia, altri ancora in cui si trascorrerà del tempo insieme ad altri minori… insomma non c’è una ricetta valida e giusta, ognuno, nel tempo, inventerà la sua!
Episodio 1: Organizzarsi
Organizzare l’intervento educativo deve partire proprio da noi, dagli educatori del servizio e in quest’anno particolare organizzarsi è stato davvero complicato, ne siamo tutti consapevoli e non abbiamo voglia di scriverci altro sopra. Forse proprio per questo la cooperativa ha chiesto ai vari servizi di raccontarsi e condividere qualcosa, così anche a noi di SET è arrivata la richiesta: scrivere un articolo che parli di noi, per farci conoscere….Ecco quindi che scatta il panico in equipe! Il servizio SET non è abituato a fare comunicazione all’esterno, a parlare di sé; da sempre il fatto di lavorare con minori e famiglie, che tradotto significa un’attenzione alla privacy stringente (no foto, no video, no riferimenti, in sostanza nulla di nulla!) ci ha fatto sempre rimanere un po’ in disparte.
E adesso? Che scriviamo? Cosa diciamo? Dobbiamo raccontare il nostro servizio? Come lavoriamo? Come è strutturato?
No dai, che noia.
Così nasce l’idea di contattare sia un gruppetto di ragazzi che da poco ha terminato con noi il percorso educativo, sia di chiedere a qualcuno che ancora ne sta facendo parte. In fondo, chi meglio di loro può raccontare quello che facciamo?
Scrivo a Lorenzo su WhatsApp:
Educatrice: “Ragazzo! Come stai? Senti se tra due settimane ti coinvolgessi in una roba di gruppo con Fabio, Marzia e Marco, ci stai? Si tratta di un paio d’ore in via bogez per aiutare noi educatori!”
Lorenzo: “?????”
Educatrice: “Ti ho spaventato? Dovremmo fare una sorta di intervista di gruppo per migliorare il nostro lavoro.”
Lorenzo: “Daje, ci sto! Però ricordamelo, avvisami due giorni prima, lo sai che mi dimentico sempre di tutto”
Educatrice: “ahahah! ok ok, certe cose non cambiano mai!”
(Per la cronaca: nonostante i 18 anni di Lorenzo da poco compiuti, l’educatrice in questione ha scritto altre tre volte e fatto due telefonate per ricordare a Lorenzo l’appuntamento. Sì, certe cose non cambiano mai!)
Se ripenso ai primi sei mesi di lavoro con Lorenzo ancora rido. I pacchi che mi ha tirato e le ore che ho trascorso ad aspettarlo non le sto neanche a contare. Lo sanno bene le colleghe di Artemista che mi vedevano per ore in via Bogetto ad aspettare un ragazzo che due volte su tre non arrivava. E un giorno gli ho solo fatto presente che quello spazio io l’avrei continuato a tenere per lui, stava a lui decidere come riempirlo e mi sembra impossibile che poi, per i due anni e mezzo successivi, non abbia saltato nemmeno un incontro!
Scrivo a Marzia.
Educatrice: “Ciau Marzia! Tutto bene? Senti avrei bisogno di te per un’intervista di gruppo sugli interventi educativi (semplice semplice, giuro!). Vorremmo coinvolgere te, Lorenzo, Fabio e Marco: pomeriggio di merenda e interviste, ci staresti?
Marzia: Siiiiii, sembra interessante! Ahahah!
Educatrice: “Grande, poi ti dirò quando”
Marzia: “Ok, aspetto news!”
Marzia quando l’ho conosciuta parlava pochissimo, stava sulle sue e non esprimeva mai una preferenza. Ora, neo maggiorenne, è bellissima, si lancia in ogni nuova avventura senza timore, chiacchiera talmente tanto che, non ho mai tenuto il conto dei km percorsi durante gli interventi educativi con lei, ma so per certo che sul contapassi del cellullare arrivava prontamente il messaggino “obiettivo raggiunto: hai superato i 10mila passi”.
Abbiamo quindi strutturato questa intervista di gruppo così: poche domande e tanti pensieri liberi. L’idea era proprio quella che il Servizio lo raccontassero loro, con pochi paroloni educativi e più esperienze dirette!
Prima cosa fondamentale per il pomeriggio da trascorrere con i ragazzi sono le merende. Queste non possono mancare mai. Guardando nel mobile delle merende di via Bogetto, dove abbiamo la sede, ci sale la tristezza: le solite schiacciatine, le solite brioches marmellata/cioccolato/yogurt, i soliti biscotti. Così, dopo aver avuto l’ok del Responsabile di Servizio, andiamo a comprare salatini, pizzette, patatine e bevande. Il pomeriggio parte diversamente.
Arrivano, vederli è bellissimo, anche perché è saltata l’ultima pizzata che avremmo dovuto fare a novembre, causa Covid ovviamente, quindi un momento tutti insieme era un po’ che non lo facevamo.
Partono immediatamente i racconti sui ricordi condivisi e i racconti sulle novità del momento: la scuola, la dad, la bici nuova di Lorenzo, la bici che presto arriverà per Fabio, Marco e i suoi tornei on-line, Marzia: tatuaggio nuovo, vestiti nuovi, capelli nuovi! Sono bellissimi, tutti. Così dalle 16.30 andiamo avanti a chiacchierare fino alle 17.30, tra pizzette, patatine e bibite.
Ora con la pancia piena e con il pieno delle novità possiamo partire con la nostra intervista!
L’equipe di SET
Alice, Elena, Marta, Cristiano, Gaspare, Daniela, Martina, Elisa, Tiziano
*[tutti i nomi dei ragazzi sono di fantasia]