La cura è una cosa che va sempre tenuta a mente.

Con le piante, con qualsiasi essere vivente. Anche con le persone, certamente. Altrimenti, facciamo danni.  

Una volta si pensava che la pianta più la tagli più cresce, perché si sente morire. Se la tagli meno, cresce meno. Ma non è così: questa è una logica che va ancora tanto in contesti votati al produrre sempre di più. Ma la pianta è un essere vivente, non va massacrata. 

Se io vado sulla pianta e faccio tre tagli grossi, per fare in fretta, per togliermi il pensiero, la pianta si rovina. Poi la natura si rigenera, però intanto io ho creato un danno. Anche con le persone è così, ed è ancora più evidente.

A me è sempre stata riconosciuta una certa sensibilità e sono cresciuto in un ambiente privo di pregiudizi, in cui mi hanno allenato a non averne.  

Poi, nei 19 anni di lavoro qui in Stranaidea, i colleghi che mi hanno insegnato il mestiere a livello pratico mi hanno trasmesso anche una parte umana, un’attenzione e un approccio più sociali, educativi.  

Bisogna cercare di tutelare le persone, anche sul lavoro, soprattutto se non lo hanno mai fatto, e garantire un ambiente sereno per tutti: questa è una priorità delle cooperative sociali. 

Come caposquadra, quello che faccio con i nuovi è cercare per prima cosa di instaurare un rapporto umano e di fiducia: se hai bisogno sono qui, non solo a livello tecnico, ma anche umano. Se qualcosa non va ce lo diciamo. Poi cerchi di portare pazienza, perché chi non sa ancora fare il lavoro va a un ritmo diverso dal tuo, e ti devi ricordare di quando tu eri novizio. 

Ho imparato tanto da chi mi ha preceduto e imparo tanto ogni giorno dalle persone che lavorano con me, anche da chi arriva dal carcere, dai dormitori, dalle tossicodipendenze, dall’alcolismo, e ha intrapreso un percorso di reinserimento lavorativo. A me piace parlare con le persone: parlo tanto e soprattutto, se c’è la volontà di condividere, ascolto volentieri.  

Gli altri hanno sempre qualcosa da darci e da trasmetterci.

I colleghi che arrivano da situazioni di fragilità mi hanno insegnato, per esempio, ad essere un po’ più smaliziato, un po’ meno ingenuo; a non essere preso in giro. Questo è il lato umano. Poi magari c’è quello che di mestiere faceva il carpentiere e allora ti insegna a limare bene i coltelli del tagliaerba. 

Tra di noi parliamo tanto; non è scontato nell’ambiente lavorativo, ma armonia e possibilità di confronto devono essere una priorità per il mondo cooperativo. 

Anche le difficoltà, in squadra, le gestiamo in primis parlando: siamo uomini, parliamo. Se c’è qualcosa che non va, diciamocelo, è inutile che ci portiamo a casa dei malumori, soprattutto legati al lavoro. 

Nel tempo siamo riusciti a creare una bella affinità e oggi tra noi c’è molta fiducia, che nel nostro settore di cura del verde è essenziale, non solo quando hai cantieri di lavoro in altezza, anche nel taglio dell’erba. È importante non pestarci i piedi ed aiutarci a vicenda, soprattutto perché noi come settore lavoriamo in velocità, per lavorare di più. 

Ad oggi abbiamo più cantieri nel pubblico, per il privato siamo poco concorrenziali: costiamo tanto perché investiamo in formazione, dispositivi di protezione individuale, attrezzature. Oggi, ad esempio, stiamo usando una motosega elettrica: è più leggera, ti fa respirare meno sostanze tossiche di quelle a motore, dà meno vibrazioni e magari ti evita cose poco carine come l’epicondilite. 

Però esistono anche delle necessità economiche, oltre che umane, e non sono sempre facilmente conciliabili nel tipo di società in cui viviamo. Ci sono periodi in cui avverto di più la pressione. Cerco di non trasmetterla alla squadra, ma non è facile. Però, la cosa bella di quando instauri un bel rapporto con i colleghi è che loro capiscono e ti danno una mano. 

Io sono fortunato, riesco a lavorare bene con tutti e a condividere molto con tutti e tutti mi danno una mano.

Se arriva il risultato, non è un risultato “mio”, ma della squadra.

Anche dell’ultimo arrivato, che magari non ti dà subito una mano a livello tecnico, ma a livello emotivo sì, ed è comunque importante per raggiungere l’obiettivo. 

Supportarsi è importante, lo sanno anche gli alberi. Quando tagli, infatti, devi tenere presente anche che gli alberi sono in relazione tra loro. Si toccano, si scambiano nutrimento, si compensano, si rendono stabili a vicenda a volte, toccandosi. Si supportano.  

Ecco, questo è un bell’insegnamento.

Enrico SobràReferente Settore Cura del Verde