Tempo fa, una conoscente dotata di senso dell’umorismo mi raccontò che, per cedere alle pressioni di suo marito che voleva cercare un’abitazione più costosa, chiamò il suo proprietario di casa e gli chiese di aumentarle l’affitto.

“Sono disposta a tutto”, disse “pur di accontentare la mia famiglia senza subire il trauma del trasloco”. 

Quando traslochi realizzi alcune cose sconvolgenti.

Ad esempio che più della metà delle cose che hai puoi portarla direttamente alla discarica. O che tutto quello che rimane può essere infilato in qualche scatola di cartone.

Oppure che la tua vecchia casa, svuotata di te e delle tue cose, è bella, ampia e luminosa come l’hai sempre sognata. 

In ogni cambiamento, diceva Baudelaire, c’è un po’ dell’infamia del tradimento e un po’ della gioia del trasloco.

Perché sotto il peso degli scatoloni pieni di giacche invernali e di friggitrici ad aria che non hai mai usato, c’è il gusto della novità e dell’incertezza che diventa auspicio di una vita migliore.

Nel progetto di accoglienza Mr. Grab i traslochi sono frequenti.

Ogni mese ci sono famiglie che partono e famiglie che arrivano, con borse di plastica dai manici legati con i calzini e valigie bucate cariche di storie che si sono perse lungo il viaggio.

La migrazione è un trasloco senza scatole di cartone, tutto quello che non vuoi buttare devi portartelo dentro, in quella parte dell’anima che sopravvive all’infamia del tradimento.

Eppure, anche in questi traslochi persiste un senso di novità e di speranza che rende leggero il peso degli oggetti.

La stessa speranza che renderà sempre vano ogni sforzo in direzione contraria: nessuna legge, nessun muro e nessun filo spinato potrà mai fermare la speranza in una vita migliore.

Prima ce lo ficchiamo in testa una volta per tutte e prima smettiamo di essere d’intralcio all’inarrestabile flusso dei traslochi. 

Testo di Fabio CodiasCorresponsabile di Mr.Grab

Foto di Beatrice Moramarco – Operatrice di Mr. Grab