La parola ‘connessione’ evoca immagini ad alta velocità, volti che si con-fondono, frammenti di conversazioni.
“Connessioni festival” al contrario è stato un lento pomeriggio di fine estate in cui si è potuto godere di curiosi fermi immagine: musicisti in abito da sera nel cortile di un dormitorio, un mandala colorato fatto di sabbia e fantasia. Cibo e bevande, perché è ora della merenda e fa ancora caldo.
In sottofondo, il suono degli strumenti e le voci delle persone: operatori, volontari, ospiti e passanti, arrivati per la musica, il racconto, la compagnia. Ed è qui che si innescano le connessioni.
Una Casa di Ospitalità Notturna (C.O.N.) che si sveglia di giorno e invita chi passa a curiosare nel suo cortile.
Nel cortile c’è un concerto, ma c’è anche chi quello spazio lo vive di notte, operatori ed ospiti impegnati ad accogliere chi arriva e a raccontare cosa succede la sera, perché mica tutti lo sanno e poi ognuno ha la sua storia.
Una storia che da qualche tempo nelle nostre C.O.N. si incrocia con quella del cibo, dal suo spreco al suo recupero, reso possibile anche grazie al lavoro di rete con le realtà di volontariato cittadine.
Una rete che vuole riconnettere luoghi ai margini con i territori di cui fanno parte, portando oltre al cibo anche arte e bellezza, in un lavoro di tessitura che non si esaurisce la notte ma prosegue durante il giorno, negli spazi del quartiere, nei mercati, con i vicini di casa.
E la velocità rallenta, per il tempo necessario a incontrarsi con l’altro.
I volti si fanno più nitidi, e a ognuno di loro riconosciamo una storia.
Le frasi diventano un dialogo a più voci, suonato da musicisti, la sera, nel cortile di un dormitorio.
Silvia Spandre