Nel mese di maggio alcuni soci lavoratori di Stranaidea hanno avuto l’occasione di partecipare ad un progetto di formazione finanziato attraverso l’Azione Chiave 1 del Programma Erasmus Plus per cui la nostra Impresa Sociale è accreditata nel settore Educazione degli Adulti. 

L’obiettivo del progetto era ampliare le conoscenze circa le buone prassi e le progettualità presenti in Europa attraverso il confronto con una realtà straniera; e la destinazione prescelta è stata la città di Tampere, in Finlandia, dove siamo stati accolti dall’organizzazione Tampere Missio

Al nostro arrivo, abbiamo assistito ad una sintetica presentazione dell’organizzazione ospitante, del sistema di servizi vigente in Finlandia, e degli aspetti culturali e valoriali contraddistintivi.  

Qui abbiamo fatto esperienza di alcuni elementi che poi abbiamo scoperto essere tipici e trasversali in tutti i luoghi che avremmo visitato: il benvenuto ci è stato dato nella sala riunioni della sede; luminosa, ariosa, arredata con poltroncine lungo le pareti come i nostri salotti di casa e corredata di tavolino con dolcetti tipici e bevande a disposizione di tutti i presenti! Insomma, a dispetto di quanto si potrebbe immaginare in base agli stereotipi, l’accoglienza è stata all’insegna dell’informalità, della disponibilità e generosità.  

Successivamente, e nei giorni a seguire, siamo stati accompagnati a visitare i servizi gestiti da questa organizzazione.

In particolare, abbiamo avuto modo di conoscere spazi e funzionamenti di servizi residenziali e semiresidenziali per persone disabili, di un centro di aggregazione inclusiva per persone disabili e non e di un servizio dedicato ai giovani e alla prevenzione a 360 gradi.  

Ciò che è emerso in primis sono le differenze in termini di welfare e di politiche sociali, a cui chiaramente eravamo stati preparati: differenze sul piano dell’organizzazione dei servizi, delle risorse economiche (pubbliche) a disposizione e in generale sul ventaglio di proposte del Terzo Settore.  

Indubbiamente gli spunti di riflessione sono stati molti: in termini di cambiamenti legislativi, di inquadramento professionale, di strumenti e metodi eventualmente riproducibili nel nostro contesto. Non mi dilungo sulle caratteristiche di ogni singolo servizio e progetto, seppur le spiegazioni forniteci siano state molto approfondite e dettagliate.  

Ciò che credo sia interessante restituirvi è il clima che abbiamo respirato, ovvero l’elemento che rende uniche queste esperienze, e che non è sostituibile da una formazione online o a distanza.  

Il primo aspetto di cui abbiamo fatto tesoro è la centralità della persona, a prescindere dal suo ruolo (utente, operatore, volontario etc.). Tutti i luoghi che abbiamo visitato parlavano di profondo rispetto per l’individuo e per la sua libertà di scelta e autodeterminazione 

Nel servizio residenziale per persone disabili, ogni beneficiario è considerato inquilino e non ospite e, in quanto tale, ha il diritto e dovere di arredare in toto i propri spazi secondo le sue disponibilità economiche e il suo gusto personale.  

I/le giovani che accedono al progetto di prevenzione sono portati a fare una autovalutazione su tutte le aree della loro vita (casa, lavoro, relazioni, dipendenze, hobby etc.), e sono invitati a scegliere su quale vogliono iniziare a lavorare: non vi è un ordine prestabilito né una sequenza di interventi prioritariamente da rispettare.  

In ogni servizio è presente una relax room, dotata di tutti i confort per potersi rilassare e poter decomprimere. Ciò che colpisce non è tanto l’eccezionalità dell’interior design, ma l’idea che chiunque, utente, operatore, volontario, può aver bisogno di un attimo di pausa, in cui staccare e ritrovare il proprio equilibrio.

Il secondo elemento che ci portiamo a casa è il Green Care, ovvero l’attenzione e la cura per il verde e per la natura.

Questo principio si inserisce in tutti i livelli, dall’organizzazione dei servizi alla quotidianità. L’impegno nell’ottica della sostenibilità, del riuso e del riciclo è uno degli elementi su cui si fondano sia le attività educative che i laboratori creativi.  

Inoltre, in qualsiasi stagione sono regolarmente previste delle gite all’aperto, per favorire la conoscenza di ciò che ci circonda e influenza il nostro vivere.  

Infine, il terzo elemento che ci è rimasto nel cuore è la sauna.  

Cos’è per voi una sauna?

Per noi tutte/i era un luogo dedicato allo svago e al relax, tendenzialmente legato ad un’idea di eccezionalità.  

Bene, per i Finlandesi la sauna è quotidianità e ordinarietà. E’ il luogo che almeno due volte a settimana, se non tutti i giorni, si frequenta per imparare a prendersi cura di sé.

Credo che nessuna/o di noi scorderà il simbolo della sauna tra le attività calendarizzate all’interno dei gruppi appartamento e delle agende individuali dei beneficiari.

Così come non ci dimenticheremo dello stupore che abbiamo provato quando abbiamo scoperto che la pratica della sauna prevede l’alternanza tra un bagno di vapore caldo e un’immersione nell’acqua fredda. Il bilanciamento degli opposti.

La sauna è il luogo dove ci si allena ad ascoltare il proprio corpo, le sensazioni di caldo, freddo e sudore, ma anche di vicinanza o distanza: un modo per imparare a rispettare sé stessi, i propri limiti e le proprie esigenze. Ma è anche uno spazio di socialità, dove condividere del tempo con altre/i, in silenzio o tra le chiacchiere, e dove iniziare a coltivare quel profondo rispetto per l’altro, per la sua fisicità nuda o vestita, per la sua presenza, per il suo stare vicino a me.   

Grazie per tutto questo.  

Del gruppo multidisciplinare che ha vissuto questa bella esperienza hanno fatto parte: un mediatore culturale del servizio Mister Grab, un’educatrice e due responsabili del Settore Disabilità, e infine io, educatrice presso il SSER L’Orobilogio e operatrice nell’area lavoro di Cittadinanza Attiva.  

Erica BilliaEducatrice del SSER L’Orobilogio e operatrice di Cittadinanza Attiva

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