Mentre tutti si rifugiavano in casa seppellendosi sotto strati di mascherine, immersi in soluzioni-alcoliche-gel per la disinfezione di mani, viso, corpo e capelli; ripulendo e igienizzandosi anche dai propri peccati, noi abbiamo continuato a lavorare con i senza dimora nei dormitori e in strada. Immaginate cosa può esser stato proporre a chi vive in strada di indossare una mascherina, lavarsi spesso le mani, stare attento a non spargere moccio in giro, o chiedere di destreggiarsi in contorsioni per avvicinare il gomito al naso in caso di starnuto.
Arrivati a questo punto, alla fine di questo lungo periodo di clausura, posso rivelarvi un segreto. L’ho scoperto quando l’angoscia iniziava a gravarmi addosso come uno zaino troppo carico e guardavo rabbrividendo la vena pulsante sulla tempia della mia collega più brava, temendo allo stesso modo: a) che lei s’incazzasse sul serio, b) che tutto il sistema dell’accoglienza per senza dimora fosse giunto al collasso.
Mi sono accorta, e ne ho le prove, che i nostri utenti sono in possesso di qualche facoltà magica che li ha protetti da questa infezione. La voce ha iniziato a circolare quando una collega mi fece notare che nessuno di coloro che andavamo a contattare ogni sera, con il nostro furgoncino di Boa, mostrava sintomi d’influenza da covid-19. “Miracolo!” Direte voi… ma non è così, la verità incontrovertibile è che sono dei supereroi.
Dimenticate Superman, Batman, Capitan America o Wonder Woman e lasciate che vi presenti Adam che ha il dono di scomparire, non farsi trovare per sere e sere di seguito e poi ricomparire, vestito esattamente come quando era scomparso, su un’anonima panchina in Lungo Dora. Oppure Gabriel che parla molte lingue, tutte insieme e contemporaneamente, riuscendo comunque a farsi capire. Per non dimenticarci di Julia che ha il potere magnetico di attrarre a sé quantità immense di oggetti di tutti i tipi… senza mai muoversi da sotto un porticato. E poi c’è Cosmin che ha dimostrato scientificamente che è tutto un complotto, Adele che può sopravvivere a qualsiasi catastrofe cibandosi solo di crema di nocciole, Cristian che sa mimetizzarsi perfettamente nel paesaggio urbano e l’unico modo per scovarlo è portare con sé un bicchiere di tè molto caldo e con molto zucchero. Qualcuno ha già un magnifico nome d’arte come: “L’uomo degli ombrelli”. Ci sono poi super poteri minori ma potenzialmente utili: come non ricordare, ad esempio, Federico che sfoggia una dentatura perfetta e bianca da accecare, pur non lavandosi i denti all’incirca dal 2003, o Gino che è riuscito a trovare una casa mangiando panini e porchetta.
Come spiegarsi quindi questi fatti misteriosi?
Immaginatevi di essere al posto loro: senza casa né denaro, dormendo su dei cartoni o in giacigli di fortuna; costretti, per mangiare o farsi una doccia, a frequentare “luoghi d’assembramento” che neanche un concerto di Vasco. La vita in strada è dura: sei costantemente esposto, non solo al clima e alle temperature, ma anche agli sguardi, alle intenzioni cattive e a quelle buone. Tutti vogliono tenerti alla larga ma non hai mai un posto sicuro dove rifugiarti. Diciamocelo, nessuno di noi comuni mortali, riuscirebbe a sopravvivere in queste condizioni. Noi che davanti a questo virus abbiamo subito vacillato, fragilissimi e indifesi, noi che non siamo più avvezzi a frequentare la crudezza dell’umanità e la sua meraviglia.
La cosa buffa e tragica al contempo è che essendo abituati all’indifferenza della società e al “distanziamento sociale”, i nostri senza dimora sono stati in qualche modo protetti da contatti rischiosi. Al contrario di coloro che hanno trovato posto in dormitorio e spesso si sono contagiati, le moltissime persone rimaste in strada hanno potuto affidarsi solo al caso. Per fortuna, molti di loro hanno sistemi immunitari degni degli Avengers.
A volte mi domando se i supereroi non abbiano davvero niente a che vedere con calzamaglie e muscoli scolpiti, se al posto della criptonite la vera minaccia non siano invece solitudine e Tavernello, e penso che se questi uomini e queste donne non scegliessero la strada, l’ottundimento dei sensi, l’isolamento… forse l’intensità del loro sguardo, delle loro storie, la loro saggezza e immensa fragilità ci abbaglierebbero.
“Sguardi oltre lo schermo” è una raccolta di punti di vista di operatori e operatrici di Stranaidea sul lavoro sociale ai tempi del Covid-19. Perchè andrà tutto bene, se andrà bene per tutti