Vedo Rachel dopo 2 mesi. Due mesi in cui non è mai uscita di casa.
Mi dice “Andiamo ai giardini?”. Non si può deludere una richiesta del genere il primo giorno di fine lockdown.
Cosi io, Rachel, Chiara (la sorellina di un anno e mezzo) e la loro mamma usciamo di casa.
Le bambine sono euforiche, sembra tutto nuovo.
L’erba, il fiumiciattolo vicino casa, gli alberi. Decidiamo così di fare una piccola passeggiata e arriviamo davanti alla scuola di Rachel.
Lei si ferma, si immobilizza. Poi chiede: “Posso?”. La sua mamma annuisce, così Rachel di corsa sale le scale e inizia a battere i pugni sulla porta di ingresso e inizia a urlare “Aprite!!!”.
È una scena che mi commuove. So quanto è stato difficile per lei stare a casa, non vedere più le sue insegnanti, i suoi nuovi amici, smettere di imparare ogni giorno cose nuove, parole nuove.
Rachel ha una bella famiglia ma ci sono stati momenti difficili, tensioni e a volte anche disperazione. Tutto concentrato in quattro mura.
La scuola per lei è sempre stata aria, ossigeno, voglia di crescere.
La sua mamma la sgrida perché continua battere i pugni con forza sulla porta ed è a quel punto che Rachel si ricorda che c’è un campanello.
Suona, suona di continuo, ma nessuno risponde.
Così si arrabbia e ci dice: “Io resto qua!”
Rachel ha solo 4 anni, ma una tenacia incredibile. Lei da lì non si muove.
Rivuole la sua normalità, rivuole i suoi spazi, la sua scuola, rivuole la sua libertà.
Marta Bernardi
“Sguardi oltre lo schermo” è una raccolta di punti di vista di operatori e operatrici di Stranaidea sul lavoro sociale ai tempi del Covid-19. Perchè andrà tutto bene, se andrà bene per tutti